Sant' Antonio di Padova Onorato dai portodanzesi, il santo è definito il protettore dei pescatori del mondo, il santo che parlava ai pesci. La mattina del 13 giugno, prima della S. Messa delle ore 8,00, presso l’icona sacra situata al porto, dove sorse la prima chiesa cittadina, recita del Santo Rosario e corteo verso la chiesa. In serata, si snoda per le vie intorno alla chiesa, la Fiaccolata di tutte le confraternite cittadine ed al termine, in chiesa si celebra il “transito” del Santo. Nell’ultimo week end di giugno si continua ancora a festeggiare, con la Solenne processione per “terra” e per “mare”, con la Statua del Santo. Per l’occasione i bambini si trasformano in angeli, fraticelli e paggetti e si mettono in cammino le confraternite religiose della città. All’arrivo della statua al molo, il santo riceve l’omaggio floreale del comandante del porto e successivamente imbarcato su un peschereccio per la tradizionale processione a mare. Questo è il momento più toccante, con la benedizione alla cittadina e tutte le imbarcazioni che gli rendono omaggio con il suono delle sirene. Il giorno successivo alla processione, nella S. Messa delle ore 10,00, viene benedetto il “Pane di Sant’Antonio”, a ricordo della carità antoniana. Il Signore confermava la santità del Santo con numerosissimi miracoli. Conoscendo per rivelazione che suo padre era accusato ingiustamente della morte di un nobile, pregò Dio e si trovò miracolosamente a Lisbona accanto al padre. Quivi richiamò a vita l’ucciso che indicò l’omicida: suo padre fu salvo. Sentendosi vicino al termine della vita ottenne il permesso di ritirarsi nel romitorio di Camposampiero; qui passò i suoi ultimi giorni nella contemplazione e nell’esercizio sempre più puro dell’amor di Dio. Morì ad Arcella, presso Padova, il 13 giugno del 1231 a 36 anni di età.
Dopo la sua morte i fanciulli di Padova e dei dintorni andavano gridando: «È morto il Santo, è morto il Santo». Ed era veramente morto un santo ed un grande santo, che lasciò tracce indelebili di ogni virtù. Sant’Antonio nacque a Lisbona nel 1195 da genitori favoriti da Dio di ricchezze spirituali e di un certo benessere. Dopo la prima educazione ricevuta nella casa paterna da uno zio canonico, continuò la sua istruzione nella scuola vescovile annessa alla Curia. Con l’età cresceva pure nell’umiltà, unita al disprezzo per le glorie mondane; virtù che, unitamente alla fama di taumaturgo, lo distingueranno sempre. Sentendosi portato alla solitudine, il Santo pensò presto di ritirarsi in un convento e scelse i Canonici Regolari di S. Agostino. Quivi si diede con tale fervore alla mortificazione della carne, alla ritiratezza e ad un silenzio operoso, da divenire uno specchio per i suoi confratelli. Ma le sue brame non erano ancora pienamente appagate: il Santo desiderava di ricevere il martirio, se così fosse piaciuto al Signore; e a questo scopo, abbandonato il convento di S. Croce, si ritirò tra i Frati Minori ai quali erano permesse le Missioni. Ma chi può scrutare i disegni altissimi dell’Onnipotente? Antonio, appena giunto in terra di Missione, è assalito da una malattia tale che lo costringe alla più assoluta inazione, e lo inchioda inesorabilmente in un letto, tanto che è costretto al ritorno. Si imbarca allora per ritornare in Portogallo, ma la nave, sbattuta da violenta tempesta, dopo una fortunosa navigazione, viene a sfasciarsi contro il litorale della Sicilia. Soccorso da alcuni pescatori, viene trasportato a braccia al più vicino convento. Antonio adora la volontà di Dio, ed appena è in grado di camminare si reca ad Assisi. Quivi ebbe la grazia di vedere il suo caro padre S. Francesco, e di assistere al capitolo delle stuoie. Ma in questa circostanza il nostro Santo non parlò, nè fu notato. Dopo l’umiliazione però la Provvidenza, in modo inaspettato, gli apriva la via della predicazione. Fu una rivelazione: in poco tempo divenne celebre e dovette passare a Montpellier, a Tolosa, a Bologna, a Rimini e a Padova. Nella quaresima che tenne in quest’ultima città, i frutti della grazia divina furono copiosissimi: riconciliò nemici, ridusse i dissoluti a vita migliore, persuase gli usurai alla restituzione. La sua parola era come un dardo che trapassava i cuori e li infiammava d’amore alla virtù. PIO V Antonio Michele Ghislieri nacque il 17 gennaio 1504 da una povera famiglia di Bosco Marengo, presso Alessandria. Vestì l’abito domenicano all’età di quattordici anni. Studiò teologia a Bologna, poi si trasferì a Genova, dove prese gli ordini sacerdotali. Insegnò filosofia a Vigevano, Soncino e Alba; vescovo di Sutri e di Mondovì; venne poi nominato cardinale ed ebbe una carriera di inquisitore. Fu eletto papa il 07 gennaio 1566, con il nome di Pio V. Pose tutto il suo zelo al servizio delle anime, per cui considerò ogni cosa dal punto di vista spirituale e impose a sé e alla sua corte uno stile di vita assolutamente austero. Volle imporre l’osservanza dei decreti del Concilio di Trento e prestò particolare attenzione nella nomina delle autorità ecclesiastiche, che volle fossero persone degne e dalla condotta irreprensibile; curò la preparazione, non solo umana ma anche culturale, dei futuri sacerdoti; corresse il Breviario e il Messale; ordinò ai preti di recitare, dopo la messa, il Vangelo di San Giovanni; pubblicò il “Catechismo Roma”; istituì le “quarantore”; diede nuovo impulso all’Inquisizione; condannò la simonia e il nepotismo; ripropose l’Indice. In difesa dello Stato, proibì l’alienazione dei beni della Chiesa e cacciò gli ebrei dai territori pontifici, fatta eccezione per la città di Roma e di Ancona. Anche l’impegno politico fu guidato dalle esigenze di applicazione della Riforma Tridentina. In Spagna e in Portogallo tentò di rallentare l’eccessivo ricorso al tribunale dell’Inquisizione e di attenuare il controllo esercitato dal potere politico sulla Chiesa; nei Paesi Bassi incoraggiò il duca d’Alba a combattere i Calvinisti; in Francia prestò il suo aiuto a Caterina de’ Medici e a suo figlio Carlo IX nella lotta contro gli Ugonotti; richiese all’imperatore di Germania, Massimiliano II, un impegno maggiore nella lotta ai Protestanti; lanciò la scomunica contro Elisabetta d’Inghilterra, che era tornata al culto anglicano. Ma seppe anche dare vita alla Lega Santa con Venezia e la Spagna. Sotto il suo pontificato, nel 1571, ebbe luogo la celebre battaglia di Lepanto nella quale la flotta della Lega degli stati cristiani sconfisse severamente i Turchi, infrangendone la fama di invincibilità e avviando il tramonto della espansione ottomana in Occidente. La vittoria suscitò un enorme entusiasmo in Europa. Pio V, in ringraziamento alla Vergine, istituì la festa di Nostra Signora della Vittoria, e fece aggiungere alle litanie della Vergine l’invocazione Auxilium Christianorum ora pro nobis. Morì il 1° maggio 1572 e fu sepolto in Santa Maria Maggiore. Fu beatificato da Papa Clemente X nel 1672 e canonizzato da Clemente XI nel 1712.
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